Cosa succede se ascolti musica mentre lavori?

Ascoltare la musica aumenta la performance? Scopri come la musica può influenzare i risultati delle tue prestazioni lavorative.
Album nell’ordine: The Dark Side of The Moon (Pink Floyd); Kind of Blue (Miles Davis); III (Moderat).

La musica è un fenomeno universalmente apprezzato e costituisce una caratteristica fondamentale di ogni cultura e civiltà. Un italiano medio, secondo una ricerca IFPI (2019), ascolta oltre 16 ore di musica a settimana, più di 2,3 ore al giorno.

È probabile che una parte di quel tempo, sia anche tempo dedicato al lavoro. Secondo diverse ricerche (Haake, 2011; Spherion, 2006), infatti, i lavoratori ascoltano la musica per circa il 30% delle ore di lavoro settimanali.

Le organizzazioni possono sfruttare il potere della musica per stimolare un impatto positivo sulla vita lavorativa dei propri dipendenti e, inoltre, ottenere risultati organizzativi, come l’aumento di performance.

Gli effetti della musica sull’essere umano

La ricerca in diversi campi scientifici ha dimostrato che la musica influisce sul nostro organismo a livello di processi fisiologici, affettivi e cognitivi.

Ad esempio, la musica facilita l’apprendimento (Ferreri & Verga, 2016), riduce lo stress (de la Torre-Luque et al., 2017) e regola le nostre emozioni (Randall et al., 2014).

Tuttavia, la musica può anche essere fonte di distrazione e può compromettere la concentrazione (Furnham & Allass, 1999), aumentare la frequenza di errori (Ransdell & Gilroy, 2001), aumentare la tensione e il disagio psicologico (Cusick, 2008), e persino incoraggiare comportamenti aggressivi (Greitemeyer, 2009).

Gli effetti della musica sul luogo di lavoro

Nell’ambito organizzativo, la ricerca sugli effetti della musica ha dato spesso risultati contrastanti.  

Ad esempio, alcuni studi empirici hanno rilevato che l’ascolto di musica riduce gli errori dei dipendenti e migliora la produttività. Altre ricerche, tuttavia, affermano che la musica non ha alcun effetto o addirittura danneggia la performance.

Oldham e colleghi (1995) sostengono che questi risultati contrastanti derivano in larga misura dal fatto che la musica utilizzata per questi studi era preselezionata, e perciò limitava il controllo da parte dei lavoratori su di essa. Nella loro ricerca spiegano che i lavoratori che scelgono individualmente di ascoltare musica al lavoro aumentano significativamente le loro prestazioni lavorative, la soddisfazione per il proprio lavoro e si riducono le intenzioni di turnover.

Sebbene alcuni studi più contemporanei, condotti al di fuori dell’ambito organizzativo, abbiano trovato risultati simili, altri hanno riscontrato che anche introducendo la possibilità di scegliere la musica, si può ancora notare una variazione negli effetti sui risultati cognitivi.

Ed è proprio il risultato delle ricerche ad oggi disponibili che ha spinto due studiosi, Keeler e Cortina, a creare un modello teorico esplicativo per spiegare questi risultati contrastanti, e comprendere come la musica sia in grado di influenzare le prestazioni lavorative.

Spiegare l’influenza della musica sulla performance

Secondo Keeler e Cortina non è solo la presenza della musica che conta, ma piuttosto il tipo di musica che si ascolta e il compito che si sta svolgendo.

Nel loro modello prendono in considerazione la capacità di autoregolazione dell’individuo per spiegare come la musica, attraverso la sua capacità di alterare stati d’animo, emozioni, pensieri e comportamenti, possa influenzare la regolazione delle funzioni esecutive individuali.

Le funzioni esecutive sono la base di diverse abilità cognitive di livello superiore, come la pianificazione, il ragionamento e la risoluzione dei problemi, che sono importanti per l’esecuzione di un’attività di successo.

Nello specifico, per la musica, assumono rilevanza le funzioni denominate “controllo inibitorio” e “memoria di lavoro”.  Il controllo inibitorio riguarda la capacità di “tenere a bada” le distrazioni, ed è molto importante per rilevare gli errori. La memoria di lavoro, invece, è quella funzione cognitiva che facilità il comportamento diretto ad un obiettivo, conservando solo le informazioni rilevanti per il task.

La musica, in pratica, influenza positivamente queste funzioni esecutive, e in cambio esse contribuiscono al successo del compito che si sta svolgendo.

Ciò che è interessante è che diverse caratteristiche della musica (tonalità, tempo, complessità, volume) stimolano diversi risultati a livello di funzioni esecutive e perciò diversi tipi di musica influenzano diversamente le performance lavorative per specifici compiti.

Musica e performance
Una sintesi del modello fin qui delineato

Musica e performance: esempi concreti

Come abbiamo detto, la musica influenza due precise funzioni esecutive. Tuttavia, la necessità di controllo inibitorio e memoria di lavoro per prestazioni di successo varia a seconda del tipo di compito.

Ad esempio, compiti complessi di problem solving coinvolgono sia il controllo inibitorio che le capacità di memoria di lavoro, mentre i compiti creativi si basano principalmente sulla memoria di lavoro. 

Vediamo 4 esempi pratici.

Generare nuove idee

Per questo tipo di compito è necessario stimolare la memoria di lavoro e diminuire il controllo inibitorio per dare modo al processo creativo di compiersi. In questo caso è consigliabile ascoltare musica in tonalità maggiore, a bassa complessità, con ritmo lento e un volume basso.

Compiti complessi

Per compiti complessi abbiamo bisogno di facilitare sia la memoria di lavoro che il controllo inibitorio. In questo caso sono utili canzoni dal ritmo veloce e ad alto volume. La bassa complessità, inoltre, migliora l’attenzione, facilitando la memoria di lavoro.

Attività di vigilanza e controllo della qualità

Le attività che si basano su alti livelli di attenzione e vigilanza richiedono molto sforzo cognitivo. L’attenzione deve essere sostenuta nel tempo e le distrazioni ridotte al minimo. In questo caso ciò che deve essere stimolato infatti è proprio il controllo inibitorio, che permette alla persona di eliminare le distrazioni e concentrarsi sull’obbiettivo.

In questo caso la migliore musica da ascoltare è quella a tonalità minore, alta complessità, ritmo veloce e alto volume.

Attività di routine 

Poiché per le attività di routine l’influenza del controllo inibitorio e della memoria di lavoro è minima, per questo tipo di compiti è vantaggioso qualsiasi tipo di musica, soprattutto quella che elicita emozioni positive.

Anche i tipi di musica che possono rivelarsi dannosi per alcuni tipi di compiti, in questo caso hanno un effetto positivo.

Ma le caratteristiche della musica non sono sufficienti a spiegare le differenze che le persone possono sperimentare nell’ascolto. Infatti, secondo Keeler e Cortina, le differenze individuali, la presenza di testi nella canzone e ambienti di lavoro particolarmente distraenti, giocano un ruolo di moderazione degli effetti della musica sulla performance.

Moderatori del rapporto tra musica e performance

Musica e performance
Il modello completo di Keeler e Cortina (2020)

Differenze individuali

In generale, persone che hanno uno stile di comportamento rivolto verso l’approccio dimostrano maggiore beneficio da canzoni con tonalità più alte e a bassa complessità. Al contrario, persone con uno stile di comportamento di evitamento beneficiano maggiormente di canzoni con tonalità minori e alta complessità.

Non ha senso sforzarsi di ascoltare una canzone che non ci piace solo perché pensiamo ci concentri di più, perché probabilmente non è quella che fa per noi.

Testi

I testi moderano la relazione tra le caratteristiche della musica e il controllo inibitorio e la memoria di lavoro: le relazioni proposte in precedenza si indeboliscono quando gli individui ascoltano musica con testi. La presenza di testi crea una sorta di “collo di bottiglia” attentivo, che riduce gli effetti delle specifiche caratteristiche musicali sul funzionamento esecutivo.

In pratica, è preferibile ascoltare musica senza testo per favorire gli effetti della musica sulla performance.

Ambienti di lavoro che distraggono

Le distrazioni aumentano l’effetto positivo della musica sul controllo inibitorio. Per la memoria di lavoro invece, la musica è più efficace quando le distrazioni sono poche e si indebolisce man mano che aumentano.

Le distrazioni sono spesso fonte di perdita di produttività, di errori e incidenti, perciò è preferibile adoperarsi affinché le distrazioni esterne siano minime.

Perché le aziende dovrebbero consentire ai propri dipendenti di ascoltare la musica sul luogo di lavoro

Sebbene i manager possano essere riluttanti a consentire ai propri dipendenti l’ascolto di musica al lavoro, la letteratura scientifica suggerisce che questa preoccupazione non è sempre ben riposta.

Come abbiamo visto, alcuni tipi di musica possono migliorare lo svolgimento di specifici compiti. 

L’utilizzo della musica sul posto di lavoro può anche offrire vantaggi aggiuntivi oltre a quelli relativi alla performance. Se ascoltata in compagnia, può facilitare le relazioni interpersonali e stimolare lo scambio di informazioni. Inoltre, può essere utilizzata come dispositivo di apprendimento per aumentare il coinvolgimento e la probabilità che le nozioni apprese vengano facilmente richiamate.

Per quel che riguarda la mia esperienza, la musica mi ha aiutato spesso a raggiungere obiettivi che consideravo quasi irraggiungibili. Credo che il potere delle emozioni generate dall’arte possa essere un utile strumento per essere più felici e performanti.

Questo articolo è basato sul lavoro di ricerca svolto da Kathleen R. Keeler (Ohio State University) e Jose M. Cortina (Virginia Commonwealth University).

Kathleen R. Keeler and Jose M. Cortina, 2020: Working to the Beat: A Self-Regulatory Framework Linking Music Characteristics to Job PerformanceAMR, 45, 447–471, https://doi.org/10.5465/amr.2016.0115