
Capitale Psicologico, Psicologia positiva e organizzazione
Oggi, nell’ambito della Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni, l’interesse per i metodi e gli interventi basati sulla Psicologia Positiva ha assunto una rilevanza strategica riconosciuta. Tra i concetti portati avanti da questo ramo, molto risalto è dato al costrutto di Capitale Psicologico (spesso abbreviato in PsyCap).
La Psicologia Positiva, che concerne lo studio del funzionamento umano ottimale, rappresenta un tentativo di rispondere al pregiudizio sistematico insito nell’enfasi storica della psicologia sulla malattia mentale piuttosto che sul benessere individuale.
La Psicologia Positiva si concentra principalmente su due obiettivi psicologici:
- Aiutare le persone a vivere una vita più produttiva e densa di significato
- Stimolare la piena realizzazione del potenziale insito nell’essere umano
Il Capitale Psicologico è un investimento per l’azienda
Il concetto di capitale psicologico nasce proprio in ambito organizzativo: secondo Luthans, pioniere di questo campo, le risorse umane possono costituire un vantaggio competitivo perché uniche e non riproducibili dai concorrenti (a differenza delle risorse fisiche, strutturali e finanziarie).
Basato sull’apprezzamento e sulle emozioni positive, il Capitale Psicologico è un costrutto fondamentale per il benessere e la crescita, sia individuale che organizzativa.
Cos’è il Capitale Psicologico
Il Capitale Psicologico può essere definito come “lo stato di sviluppo psicologico positivo di un individuo” (Luthans et al., 2007); ciò significa saper trovare in sé stessi le risorse per riuscire ad esprimere il proprio talento e le proprie capacità.
Si caratterizza di 4 dimensioni: speranza, efficacia, resilienza e ottimismo. Esse sono a loro volta dei costrutti, ciò significa che possono essere viste come entità separate, che hanno caratteristiche e modalità di intervento specifiche.
Ma la caratteristica più interessante del costrutto di Capitale Psicologico è che le sue 4 componenti, considerate e modificate insieme, contribuiscono al raggiungimento di un risultato maggiore rispetto alla somma delle sue parti.
In pratica, considerarle come un unico costrutto, significa massimizzarne il potenziale.
Il concetto di Capitale Psicologico è diventato ancora più rilevante con le recenti scoperte nell’area della neuroplasticità. Poiché il nostro cervello è malleabile, queste risorse possono essere sviluppate e rafforzate.
Si può misurare il Capitale Psicologico?
Sono state sviluppate diverse scale per misurare il Capitale Psicologico. La scala originale, sviluppata da Luthans, Youssef e Avolio (2007) nel contesto delle organizzazioni, è lo Psychological Capital Questionnaire 24 (PCQ-24), ad oggi lo strumento maggiormente utilizzato.
La letteratura scientifica ha analizzato diversi strumenti di intervento. Per una panoramica è possibile leggere questo articolo scientifico: Psychological Capital: An Evidence-Based Positive Approach di Luthans & Youssef.
Le componenti del Capitale Psicologico
Speranza
La speranza riguarda la convinzione che si possano trovare percorsi verso il successo. Si compone della capacità di essere determinati a raggiungere un obiettivo e della capacità di mettere in atto le migliori azioni per raggiungerlo.

È un processo cognitivo che motiva a trovare la forza di volontà e la guida e che stimola emozioni positive per il raggiungimento degli obiettivi desiderati.
Come sviluppare la speranza
Per sviluppare questa caratteristica individuale, si è dimostrato efficace sviluppare queste sotto-componenti.
1. Essere in grado di definire gli obiettivi e di stimare la propria capacità di raggiungerli.
In un contesto lavorativo, idealmente, gli obiettivi sono specifici, misurabili, raggiungibili, pertinenti e basati sul tempo, oltre ad essere comunicati chiaramente. I leader possono supportare i dipendenti suddividendo obiettivi complessi in sotto-obiettivi. Inoltre, apprezzare o persino celebrare piccoli traguardi può essere una motivazione chiave per i dipendenti.
2. Stimolare la motivazione
La motivazione può essere stimolata dalla percezione di un significato più profondo nell’obiettivo che si vuole raggiungere e dalla consapevolezza di poter portare a termine in autonomia il proprio compito. I leader possono stimolare la percezione di un significato tramite il coinvolgimento delle proprie risorse negli obiettivi organizzativi. La presa di coscienza delle abilità individuali di ognuno e della capacità di ognuno di essere parte attiva del processo di lavoro può aiutare i manager e i leader a dare più autonomia e responsabilità alle proprie persone.
Auto-efficacia
L’auto-efficacia rappresenta la credenza nelle proprie capacità di mettere in atto le azioni corrette per raggiungere un obiettivo. Le persone autoefficaci si pongono obiettivi più complessi, mettono in atto maggiori sforzi e sono più perseveranti.

La convinzione di poter produrre l’effetto desiderato è un grande incentivo ad agire. Maggiore è la nostra aspettativa di efficacia, più duramente lavoreremo per raggiungere i nostri obiettivi, portando a una maggiore probabilità di successo.
Come sviluppare l’autoefficacia
1. Concentrarsi sui successi passati
Guardare alle proprie conquiste è un modo efficace per aumentare i livelli di autoefficacia. Spesso le persone tendono ad attribuire i propri successi a fattori esterni o alla fortuna. Per non cadere in questa “trappola” occorre delineare i fattori, i tratti e i punti di forza che hanno contribuito al successo. Così sarà più facile determinare le reali motivazioni del successo e prendere coscienza delle capacità di cui si è in possesso.
2. Prendere esempio da altre persone
Vedere persone in situazioni simili che superano ostacoli aumenta la convinzione che sia possibile raggiungere l’obiettivo. I modelli presi ad esempio devono essere percepiti come simili a se stessi. Gli obiettivi, inoltre, devono essere sfidanti.
3. Creare situazioni di successo ad hoc
Non è sempre semplice superare i dubbi e le insicurezze su se stessi. I leader in questo caso possono fare la differenza, mettendo i dipendenti nella condizione di poter raggiungere un primo successo. Così facendo si può stimolare la fiducia, portando al raggiungimento di obiettivi sempre più complessi.
4. Reinquadrare l’esperienza negativa
Il modo in cui percepiamo gli ostacoli ha un impatto sul modo in cui li affrontiamo. Saper percepire e rielaborare le emozioni negative, portandole verso una valutazione positiva, può aumentare notevolmente le prestazioni e l’autoefficacia. Ad esempio, l’eccitazione e lo stress prima di una presentazione importante, può essere percepito come segno di anticipazione e curiosità, piuttosto che di debolezza, portando ad utilizzare l’esperienza di stress come un boost per la performance.
Resilienza
La resilienza, così come in fisica, può essere definita come la capacità di “piegarsi ma non spezzarsi”. Riguarda la capacità dell’individuo di riacquisire il proprio normale equilibrio interno dopo un evento negativo.

Tutti noi sperimentiamo difficoltà e rifiuto nella vita. Ma ciò che ci rende vincenti e impegnati non è definito dalla frequenza con cui veniamo rifiutati, ma da quanto spesso ci riprendiamo e ci proviamo.
In sostanza, la resilienza riguarda la capacità di ”saper a cadere”.
Come sviluppare la resilienza
Per sviluppare la resilienza, è utile sviluppare i 3 elementi di cui si compone.
1. Saper affrontare la realtà
In situazioni difficili, il modo migliore per uscirne è affrontare la realtà dei fatti, piuttosto che sviluppare forme di ottimismo irrealistico (il classico “andrà tutto bene” ad ogni costo). Se ci aspettiamo conseguenze positive nel breve termine ed esse non si presentano, potremmo perdere rapidamente l’energia e la speranza.
2. Cercare il significato delle proprie esperienze
Essere in grado di trovare un significato anche di fronte a un destino che non può essere cambiato è una componente fondamentale della resilienza. Trovare un significato nel proprio lavoro è un antecedente della soddisfazione e del benessere all’interno dei luoghi di lavoro. I leader sono coloro che, all’interno del gruppo di lavoro, orientano le percezioni circa il significato che assumono le azioni e gli obiettivi organizzativi, perciò è loro compito far capire ai propri collaboratori che stanno lavorando per qualcosa di più grande.
3. Saper improvvisare
La capacità di affrontare una situazione utilizzando le risorse di cui già disponiamo è un forte predittore della nostra capacità di riprenderci dalle avversità. Essere capaci di improvvisare significa saper utilizzare gli strumenti che abbiamo in modi nuovi per raggiungere un obiettivo. I leader sono dei modelli di ruolo anche in questo caso, e dovrebbero lavorare sulla propria capacità di improvvisare.
Ottimismo
L’ottimismo è un atteggiamento o stato d’animo relativo alle aspettative circa un futuro considerato desiderabile. Secondo la definizione di Seligman, che pone attenzione alla sua componente cognitiva ed emotiva, esso rappresenta la tendenza ad attribuire eventi positivi a se stessi e negativi all’esterno.

Ciò significa anche credere che, affinché accada qualcosa di buono, sia necessario impegnarsi in prima persona.
Come sviluppare l’ottimismo
Sviluppare l’ottimismo significa essere in grado di cambiare il proprio focus di pensiero.
1. Utilizzare esercizi di accettazione
Per sviluppare l’ottimismo possono essere svolti esercizi di accettazione del passato, apprezzamento del momento e visione del futuro come opportunità. Saper valutare adeguatamente gli eventi passati ci aiuta a prevedere il futuro con più ottimismo.
Un esercizio particolarmente efficace è il Best Possible Self (BPS) di Seligman. Da qui è possibile scaricare il materiale per fare pratica.
2. Utilizzare il reframing
Il reframing è un esempio di tecnica per ottenere un cambiamento nel punto di vista dell’individuo e può essere utilizzato dai leader nel contesto organizzativo per stimolare una visione più positiva da parte dei dipendenti.
Perché investire sul Capitale Psicologico?
Il concetto di Capitale Psicologico è fortemente legato all‘aumento del benessere, dell’efficacia nel lavoro e della soddisfazione di vita.
Sviluppare anche una sola delle quattro aree tra quelle di speranza, efficacia, resilienza e ottimismo nei dipendenti e nei collaboratori ha un effetto positivo sugli altri elementi.
Investire sul Capitale Psicologico significa:
- Aumentare le prestazioni dei dipendenti agendo sugli atteggiamenti e i comportamenti;
- Sviluppare un clima organizzativo che aumenti la performance;
- Far percepire ai propri collaboratori che possono trovare sostegno nell’organizzazione e che i momenti di difficoltà possono essere sempre superati;
- Dare gli strumenti ai propri collaboratori per contribuire alla crescita organizzativa;
- Stimolare un cambiamento organizzativo che renda l’azienda più resiliente, in grado di superare ogni ostacolo e continuare a prosperare;
- Contribuire a rendere la vita degli individui densa di significato e degna di essere vissuta. Il Capitale psicologico, infatti può essere esteso a tutti gli ambiti della vita.
Validità del costrutto di Capitale Psicologico
Il Capitale Psicologico è stato oggetto di più di un decennio di ricerca e costruzione teorica. Oggi rappresenta un costrutto ampiamente riconosciuto, e strumento indispensabile per la costruzione della leadership positiva e per i programmi di sviluppo delle risorse umane.
I risultati vanno oltre al mero aumento di performance e al profitto. Si tratta di essere responsabili nei confronti dei propri dipendenti e contribuire a creare un mondo del lavoro che possa essere fonte di soddisfazione per ogni partecipante.