In questo articolo ti darò indicazioni utili per mettere in atto le migliori soluzioni per la sindrome da burnout. Ti spiegherò inoltre quali sono le sue origini, i suoi sintomi e le conseguenze per la persona e per l’organizzazione.
Cos’è il Burnout?
Le origini del costrutto
L’interesse accademico per il concetto di burnout nasce negli anni ’70, in risposta ad una chiara esigenza sociale che coinvolgeva prevalentemente gli operatori sociosanitari.
Il termine “burnout” significa bruciato, esaurito. La metafora è chiara: la persona che sperimenta questa condizione si sente svuotata di ogni energia, come se la fiamma al suo interno si fosse consumata completamente.
Anche oggi la prevalenza di tale sindrome si riscontra nei contesti sanitari, in quanto il rapporto con l’utenza si rivela spesso complesso da gestire, sia a livello pratico che a livello morale ed emotivo.
La ricerca e le esperienze empiriche hanno però dimostrato che l’insorgenza non è limitata agli ambienti sanitari. Infatti, il burnout è una sindrome che può presentarsi in diversi contesti, in generale per tutte quelle professioni che prevedono una elevata implicazione personale.
Definizione
Una delle maggiori studiose di questa sindrome è la psicologa e studiosa Christina Maslach, che lo definisce in questi termini:
Il burnout è una sindrome caratterizzata da esaurimento emotivo, depersonalizzazione e ridotta efficacia personale e professionale. Rappresenta un’erosione dell’impegno e dell’investimento personale nel lavoro, tale per cui gli stessi aspetti del lavoro, considerati inizialmente come significativi e sfidanti, diventano spiacevoli, non gratificanti e privi di significato.
Il burnout rappresenta una forma grave di stress cronico, che determina un logorio psicofisico ed emotivo, caratterizzato da tre componenti:
- depersonalizzazione: anche definita “cinismo”, è un atteggiamento negativo nei confronti del proprio lavoro;
- esaurimento emotivo: le emozioni si inaridiscono e diminuisce il coinvolgimento che prima era massimo;
- senso di ridotta efficacia personale e professionale: l’individuo ha la percezione di non riuscire più ad utilizzare le proprie capacità per realizzare gli obiettivi lavorativi (ed extra lavorativi).
Sintomi ed effetti del burnout
Secondo un’indagine di Assosalute (2019), l’85% degli italiani soffre di disturbi legati allo stress.
Le persone che già soffrono di ansia, stress o depressione sono anche le più colpite dalla sindrome da burnout, che se non curata in tempo può diventare cronica e perciò più difficile da curare.
I sintomi
I soggetti che sperimentano questa condizione tendono a sfuggire l’ambiente lavorativo, assentandosi sempre più spesso e lavorando con entusiasmo ed interesse sempre minori. Tendono inoltre a provare frustrazione e insoddisfazione, nonché una ridotta empatia nei confronti delle persone delle quali dovrebbero occuparsi.
Il burnout, inoltre, si accompagna spesso ad un deterioramento del benessere fisico, all’insorgere di sintomi psicosomatici come l’insonnia e psicologici come la depressione.
I disagi si avvertono dapprima nel campo professionale, ma vengono con facilità trasportati sul piano personale: l’abuso di alcol, di sostanze psicoattive ed il rischio di suicidio sono elevati nei soggetti affetti da tale sindrome.
Le conseguenze organizzative
Tutto ciò senza contare i costi a livello organizzativo: scarso rendimento, errori e incidenti, assenteismo, turnover, morale basso, relazioni interpersonali aride.
Tutti costi che hanno come risultante un servizio più scarso con conseguente soddisfazione minore da parte degli utenti e in generale l’instaurarsi di un clima organizzativo dannoso per tutti coloro che lavorano in azienda.
Quali sono le soluzioni per la sindrome da Burnout?
In generale esistono tre diverse strategie di prevenzione e intervento per la sindrome da burnout, ciascuna con un obiettivo diverso.
- Prevenzione primaria: ha l’obiettivo di eliminare o modificare i fattori di stress all’interno del luogo di lavoro, per ridurre l’incidenza di casi di burnout.
- Prevenzione secondaria: l’obiettivo in questo caso è quello di aiutare le persone a gestire i fattori di stress del luogo di lavoro, con l’obiettivo di ridurre la prevalenza dello stress lavorativo.
- Prevenzione terziaria: si occupa di coloro che hanno già esaurito le proprie risorse personali per far fronte alle situazioni stressanti e sono già affetti da qualche forma di stress. L’obiettivo in questo caso è quello di riportare la persona ad uno stato di omeostasi (equilibrio interno).
Il Modello AW per intervenire sulla sindrome da burnout
È molto importante tenere in considerazione che il burnout non è una sindrome derivante da un problema della persona. Essa deriva dall’interazione tra le caratteristiche della persona e quelle dell’ambiente di lavoro.
Per questo motivo non è sufficiente agire sui sintomi della persona per farla stare meglio. È necessario analizzare anche la situazione organizzativa e mettere in atto adeguati interventi correttivi in relazione alle fonti di stress, secondo un modello interattivo.
Si riporta come esempio il Modello AW (Modello delle aree di vita lavorativa, Leiter & Maslach, 2004), secondo il quale le richieste provenienti dall’ambiente di lavoro (ad esempio il carico di lavoro, la percezione di non avere controllo sulla propria attività, la mancanza di comunicazione…) entrano in interazione con la persona, che in base alle sue caratteristiche e alle sue risorse personali può rispondere diversamente, determinando diversi livelli di burnout.
Queste risposte, a loro volta, determineranno l’insorgenza di diversi comportamenti sia a livello lavorativo (qualità delle prestazioni, assenteismo..), che sociale (qualità della vita extra lavorativa…), con ampie ricadute sulla salute personale.
Andiamo ora a vedere quali sono le soluzioni in relazione ai due versanti di intervento: quello della persona e quello dell’organizzazione.
Quali sono le soluzioni per la persona?
Ci sono situazioni lavorative che possono portarsi dietro un carico di stress maggiore. In questi momenti è importante mettere in atto delle strategie per ristabilire e mantenere il proprio equilibrio.
Di seguito alcuni suggerimenti pratici che la persona può mettere in atto individualmente per stare meglio al lavoro.
Cura la tua salute e il tuo corpo
È probabilmente la raccomandazione più inflazionata per la cura e la prevenzione di molte malattie e disturbi. Ma è funzionale al raggiungimento di un adeguato equilibrio interno. È consigliabile mangiare cibi più nutrienti, perdere peso, fare esercizio fisico e smettere di fumare.
Impara delle strategie di rilassamento
Il rilassamento aiuta a ridurre l’eccitazione generata dal contatto con una fonte di stress e a tornare ad uno stato di calma. Ad esempio, può essere utile la meditazione, il biofeedback, un sonno più regolare, bagni caldi e massaggi.
Aumenta le tue abilità di gestione dello stress
Le strategie di coping (ossia le strategie di gestione di stimoli “negativi”) servono a modificare la risposta della persona ai fattori di stress, in modo che abbiano un impatto minore. Ad esempio, può essere utile imparare delle tecniche di gestione del tempo, di organizzazione del lavoro, di gestione e risoluzione dei conflitti.
Cambia le tue abitudini di lavoro
Se i sintomi di stress si fanno sentire, può essere utile modificare i propri tempi di lavoro (per quanto possibile). Ad esempio possono essere previste alcune brevi pause durante la propria routine lavorativa, può essere evitato il lavoro straordinario e possono essere richiesti dei giorni di ferie o delle ore per svolgere attività extra lavorative.
Cerca supporto nella famiglia, negli amici e nei colleghi
Il supporto sociale è fondamentale per ogni individuo ed una delle forme più efficaci per contrastare lo stress. Il supporto sociale può essere trovato sia all’interno del luogo di lavoro (colleghi, mentor, supervisori) che a casa (famiglia, amici, vicini).
Cerca un supporto professionale
Se queste strategie non sono sufficienti a far stare meglio la persona è possibile che lo stress (o il burnout) siano già a un livello avanzato che necessita di un professionista Psicologo il quale può fare una diagnosi e aiutare a mettere in atto delle strategie per ritornare ad uno stato di salute ottimale.
È possibile rivolgersi ad uno Psicologo privato (Psicologo del lavoro oppure clinico) oppure alla propria azienda sanitaria locale (ASL), che solitamente mette a disposizione per tutti un servizio legato al disagio lavorativo e presso il quale è possibile effettuare una diagnosi e ricevere supporto psicologico.
Come “riparare” il luogo di lavoro?
Spesso si percepisce un disagio nel luogo di lavoro perché tra esso e l’individuo c’è un disallineamento in termini di valori, aspettative, modi di essere.
Il Modello AW, citato in precedenza, postula che maggiore è la percezione di incongruenza, maggiore è la probabilità di esaurimento della persona; viceversa maggiore congruità percepita porterà ad un aumento dell’impegno, con conseguenze anche in termini di performance oltre che di salute individuale e organizzativa.
Tale modello individua 6 aree chiave da analizzare e correggere in caso si percepissero degli squilibri:
Carico di lavoro
Il sovraccarico di lavoro “cronico” contribuisce ad esaurire le risorse personali dell’individuo. Un carico di lavoro sostenibile e gestibile permette di recuperare le energie e diventare più efficaci, abbassando il rischio di incorrere in stress o burnout.
Controllo
C’è un chiaro legame tra mancanza di controllo sul proprio operato e alti livelli di stress e burnout. Il management dovrebbe coinvolgere i dipendenti nella presa di decisioni e dare l’opportunità di esercitare autonomia professionale quando possibile.
Ricompense
Aumentare il riconoscimento e la ricompensa (economica, istituzionale o sociale) costituisce un fattore di protezione per la persona, che percepisce significato nel lavoro che svolge e supporto da parte dell’organizzazione.
Relazioni interpersonali
È molto importante che sul luogo di lavoro ci siano buone relazioni interpersonali. Esse rappresentano un importantissimo fattore protettivo per la maggior parte dei disturbi psicosociali correlati al lavoro. Per migliorarle è consigliabile prevedere momenti di scambio e di interazione tra tutti i dipendenti.
Equità
L’equità è la misura in cui le decisioni sul lavoro sono percepite come giuste. Il cinismo, la rabbia e l’ostilità insorgono quando le persone sentono di non essere trattate con il rispetto necessario. Viceversa la percezione di equità aumenta il benessere.
Valori
I valori sono gli ideali e le motivazioni che originariamente hanno attratto le persone al loro lavoro, e sono quindi il legame motivante tra il lavoratore e il posto di lavoro, che va oltre lo scambio utilitaristico di tempo per denaro o carriera.
Quando c’è un conflitto di valori sul lavoro, e quindi un divario tra i valori individuali e organizzativi, i dipendenti si troveranno fare un compromesso tra il lavoro che vogliono fare e il lavoro che devono fare, e questo può portare a sperimentare i sintomi del burnout.
Come mettere in atto le soluzioni organizzative per la sindrome da burnout?
Per mettere in atto queste modificazioni organizzative non ci sono interventi preconfigurati. È importante analizzare lo specifico contesto aziendale e capire che cosa può essere migliorato e come può essere fatto, anche coinvolgendo gli stessi dipendenti.
Nella letteratura scientifica sono diversi gli studi che confermano l’efficacia degli interventi organizzativi per prevenire lo stress e il burnout. In fondo a questo articolo puoi trovare i riferimenti di alcune interessanti ricerche.
Per la stesura di questo articolo mi sono invece basata sul grande lavoro di Christina Maslach, puoi trovare la bibliografia qui sotto.
Spero che questo articolo ti sia stato utile. Se hai bisogno di ulteriori informazioni sono a tua disposizione, puoi lasciare un commento o inviarmi un messaggio tramite il pulsante.
Bibliografia
Ricerca e intervento sulla sindrome da burnout
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Buruck, G., Tomaschek, A. & Lütke-Lanfer, S.S. Burnout prevention team-process evaluation of an organizational health intervention. J Public Health (Berl.) 27, 743–754 (2019). https://doi.org/10.1007/s10389-018-0999-0
Fonti di questo articolo e approfondimento sulla storia, la definizione e l’evoluzione del costrutto
Maslach, C., & Leiter, M. P. (2017). New insights into burnout and health care: Strategies for improving civility and alleviating burnout. Medical Teacher, 39(2), 160–163. https://doi.org/10.1080/0142159X.2016.1248918
Maslach, C. (2017). Finding solutions to the problem of burnout. Consulting Psychology Journal: Practice & Research, 69(2), 143–152. https://doi.org/10.1037/cpb0000090
Schaufeli, W. B., Leiter, M. P., & Maslach, C. (2009). Burnout: 35 years of research and practice. The Career Development International, 14(3), 204–220. https://doi.org/10.1108/13620430910966406
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